La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU, non è solo un appuntamento di sensibilizzazione sociale. Per il mondo delle imprese rappresenta un’occasione per riflettere sul legame — spesso sottovalutato — tra violenza di genere e disuguaglianze nel lavoro.
Perché sì: la violenza contro le donne si combatte anche svuotando di significato gli ostacoli che frenano la leadership femminile.
Quando la cultura aziendale diventa prevenzione
La violenza non nasce all’improvviso: affonda le sue radici in culture che normalizzano la disparità, la svalutazione del contributo femminile, la mancanza di autonomia economica.
Ecco perché il mondo del lavoro è uno dei primi terreni in cui intervenire.
Una donna che lavora in un ambiente equo, che può crescere professionalmente, che dispone di indipendenza economica e che viene riconosciuta per le sue competenze è meno vulnerabile e può rompere più facilmente circuiti di violenza domestica, psicologica o sociale.
Promuovere leadership femminile significa dunque agire su un fronte di prevenzione reale.
Gli ostacoli che frenano le donne nelle imprese
Le barriere sono ancora molte:
- Gap salariale, che limita autonomia e potere contrattuale.
- Pregiudizi impliciti che associano ruoli di comando agli uomini.
- Carichi di cura non distribuiti, che rendono difficile accedere a posizioni apicali.
- Sottorappresentanza nei consigli di amministrazione, dove si prendono le decisioni strategiche.
- Scarsa presenza nei settori STEM, spesso porta d’accesso ai ruoli più remunerativi.
Questi ostacoli non producono solo inefficienza economica: alimentano una cultura in cui il potere è sbilanciato e in cui la voce femminile è meno ascoltata, meno visibile, meno protetta.
Il valore economico (e umano) della leadership femminile
Organizzazioni internazionali come OECD hanno evidenziato che le imprese con leadership più equilibrate ottengono performance migliori: maggiore innovazione, migliore gestione del rischio, capacità di leggere i mercati con più sensibilità e anticipo.
Ma la leadership femminile non è solo una leva economica.
È uno strumento culturale: diffonde modelli positivi, indebolisce stereotipi e favorisce ambienti di lavoro in cui il rispetto è parte integrante del clima aziendale.
In questi contesti, molestie, discriminazioni e comportamenti abusivi trovano meno spazio.
Cosa possono fare le imprese: azioni concrete
Il 25 novembre può diventare un’occasione per adottare o rafforzare politiche che incidano davvero:
- Piani di parità interni, con obiettivi misurabili sulla presenza femminile nei ruoli chiave.
- Formazione contro i bias di genere per dirigenti e team leader.
- Politiche di conciliazione vita-lavoro, accessibili anche agli uomini, per riequilibrare i carichi familiari.
- Procedure chiare contro molestie e discriminazioni, compresi canali sicuri di segnalazione.
- Programmi di mentorship, in cui manager esperte guidino le giovani professioniste.
- Trasparenza salariale, per eliminare disparità ingiustificate.
Ogni misura rafforza non solo le donne, ma l’intera organizzazione.
Perché il cambiamento conviene a tutti
Un’impresa che valorizza la leadership femminile non fa “cortesia” alla parità.
Costruisce un ambiente più giusto, più produttivo e più sicuro per tutti.
E, soprattutto, contribuisce a una società in cui il potere è più equilibrato — e dove la violenza trova meno terreno fertile.
Il 25 novembre ci ricorda che la violenza di genere non è solo un fatto privato, né solo una questione culturale: è anche un tema economico, organizzativo, competitivo.
Combatterla significa rimuovere barriere, aprire spazi, far sì che il talento femminile possa esprimersi pienamente.
Perché un mondo in cui più donne guidano è un mondo più libero, più ricco, e — soprattutto — più sicuro.
25/11/2025







Inserisci un commento