L’Istat conferma i segnali di raffreddamento dell’inflazione. A ottobre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al netto dei tabacchi, registra una variazione del -0,3% su base mensile e del +1,2% su base annua, in calo rispetto al +1,6% di settembre. Il dato, in linea con la stima preliminare, riporta l’inflazione su livelli leggermente inferiori a quelli di fine 2024.
Per il mondo delle imprese, ancora impegnato a gestire margini compressi e instabilità dei costi, si tratta di una dinamica che può offrire qualche spiraglio di stabilizzazione, soprattutto sul fronte dell’energia.
Energia ed alimentari trascinano al ribasso il tasso tendenziale
Il rallentamento dell’inflazione deriva principalmente dalla forte decelerazione dei:
- prezzi degli energetici regolamentati, passati in un mese da +13,9% a –0,5%,
- alimentari non lavorati, scesi dal +4,8% al +1,9%.
La brusca frenata dei beni energetici regolamentati ha influito anche sulla componente mensile dell’indice: la variazione negativa del NIC è infatti dovuta in larga parte al –6,4% dei prezzi energetici regolamentati.
Per le imprese energivore — dalla manifattura alla logistica, passando per grande distribuzione e agroalimentare — la dinamica rappresenta un allentamento della pressione sui costi operativi, anche se l’elevata volatilità del comparto impone prudenza nelle valutazioni di medio termine.
Un’inflazione più bassa, ma con variabili da monitorare
Il livello dell’inflazione rimane contenuto, ma l’Istat sottolinea come il quadro sia ancora influenzato da fattori esterni — soprattutto geopolitici e climatici — che possono modificare rapidamente l’andamento dei prezzi energetici e alimentari.
Per le imprese, il contesto richiede:
- attenzione ai contratti di fornitura energetica,
- strategie di hedging contro la volatilità,
- revisione periodica dei listini e della gestione dei magazzini,
- analisi dei consumi e investimenti in efficienza energetica.
Implicazioni per investimenti e consumi
Un’inflazione più moderata può favorire:
- migliore visibilità sui costi, utile ai piani di investimento,
- incremento della domanda interna, grazie a un potere d’acquisto più stabile,
- maggiore fiducia di imprese e famiglie.
Tuttavia, il rallentamento dei prezzi non elimina le criticità strutturali che pesano sulle aziende — dai costi del credito alla debolezza della produttività — ma offre una finestra di respiro dopo mesi di forte pressione sui costi di input.
Conclusioni
Il dato di ottobre segna un passo avanti verso una normalizzazione dei prezzi, con particolare beneficio per le imprese che hanno sofferto l’esplosione dei costi energetici. La stabilizzazione dell’inflazione resta però fragile: per trasformare questo segnale congiunturale in un vantaggio duraturo, serviranno politiche economiche orientate alla competitività, alla transizione energetica e alla riduzione dei costi strutturali che continuano a limitare la crescita.
17/11/2025








Inserisci un commento