L’annuncio di nuove tariffe doganali scuote le Borse globali. Preoccupazione per le imprese europee ed esportatrici americane. Apple nel mirino: possibile dazio del 25% se non rilocalizza la produzione.
Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea tornano ad accendersi con forza. Il presidente americano Donald Trump ha annunciato l’intenzione di imporre dazi fino al 50% sui prodotti europei a partire dal primo giugno, citando il fallimento delle trattative in corso con Bruxelles. "Le discussioni con l'Unione europea non stanno andando bene", ha dichiarato il tycoon, lasciando intendere che la pazienza americana è agli sgoccioli.
Immediata la reazione dei mercati: le Borse globali hanno chiuso in rosso, con forti vendite sui titoli tecnologici e manifatturieri. A pagare il prezzo più alto è stata Apple, che ha visto andare in fumo 100 miliardi di dollari di capitalizzazione in poche ore, dopo la minaccia di tariffe del 25% sui suoi prodotti se non rilocalizzerà la produzione sul suolo statunitense.
L’impatto sull’industria europea e sulle multinazionali americane con filiere globali è potenzialmente devastante. Le imprese manifatturiere del Vecchio Continente, già alle prese con inflazione elevata e rallentamento della domanda cinese, rischiano di vedere i loro prodotti meno competitivi sul mercato USA, compromettendo esportazioni strategiche in settori come automotive, chimica, moda e agroalimentare.
Particolarmente colpito il settore automobilistico tedesco, tradizionalmente esposto al mercato americano, mentre gli investitori temono ritorsioni europee che potrebbero aprire una nuova stagione di instabilità nei commerci globali, proprio mentre le catene di approvvigionamento stavano lentamente tornando alla normalità post-Covid.
Per il mondo delle imprese, questa nuova minaccia tariffaria lanciata dalla Casa Bianca rappresenta un campanello d’allarme. La possibilità che Apple debba rivedere la propria supply chain per evitare dazi pesanti, spostando produzione dagli hub asiatici agli USA, evidenzia quanto le decisioni politiche stiano diventando un fattore sempre più determinante per la strategia industriale delle big tech.
Gli analisti osservano con preoccupazione anche l’impatto su investimenti e occupazione: un inasprimento della guerra commerciale potrebbe spingere molte imprese europee e americane a rivedere piani di espansione e innovazione, in un momento in cui l’economia globale ha bisogno di stabilità e fiducia.
Nei prossimi giorni gli occhi saranno puntati su Bruxelles e Washington: un'escalation potrebbe avere conseguenze profonde sulla competitività delle imprese e sull’equilibrio economico internazionale.
23/05/2025
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