“Siamo di fronte a una vera e propria strage, non a un’emergenza.” Con queste parole, forti e drammaticamente attuali, il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha commentato gli ennesimi episodi di morti sul lavoro che hanno funestato la giornata di oggi. Due lavoratori hanno perso la vita a Milano in circostanze diverse, ma unite da un tragico denominatore comune: l’assenza di sicurezza.
Un operaio sessantenne è stato travolto nella notte da una motrice nel piazzale della ditta di Carpiano (MI) in cui lavorava. Aveva appena terminato di scaricare la merce quando, camminando nel piazzale aziendale, è stato investito dal mezzo guidato da un altro operaio. È morto sul colpo. A poche ore di distanza, un muratore di soli 24 anni è precipitato da un ponteggio in un cantiere di via Bassini, nel quartiere milanese di Lambrate. Anche in questo caso, per il giovane non c'è stato nulla da fare.
Due vite spezzate in poche ore. “Si continua a morire – ha detto Landini – perché la salute e la sicurezza sono considerate un costo. Invece di investire, si continua a far morire le persone.” Il leader sindacale, arrivato a Pescara per un incontro sui referendum dell’8 e 9 giugno, ha puntato il dito contro un sistema che antepone sistematicamente il profitto alla dignità e alla tutela dei lavoratori: “La persona diventa una macchina”.
La strage silenziosa delle morti bianche sembra ormai quotidiana. I dati raccontano di un’Italia che, nonostante norme e controlli, non riesce a garantire l’incolumità dei propri lavoratori. In particolare nei settori della logistica e dell’edilizia, le statistiche sono allarmanti e i protocolli di sicurezza spesso ignorati o applicati superficialmente.
Dietro ogni vittima c’è una famiglia spezzata, una comunità ferita, e una domanda che resta inevasa: quanto ancora si dovrà morire prima che la sicurezza diventi davvero una priorità?
Serve un cambiamento culturale prima ancora che normativo. Serve responsabilità da parte delle imprese, controlli più efficaci da parte delle istituzioni e un impegno collettivo per rompere il circolo vizioso che trasforma il lavoro in una roulette russa.
Le parole di Landini suonano come un appello e un atto d'accusa. Di fronte all'ennesima tragedia, non possiamo limitarci alla cronaca: è il momento di agire.
06/05/2025
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