Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, anche di terze parti. Cliccando su “Accetta”, proseguendo la navigazione, accedendo ad un’area del sito o selezionando un qualunque suo elemento, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetta

Navigazione contenuti

Contenuti del sito

IN SCOZIA SI PRODUCE BENZINA DAL WHISKY

Immagine dell'articolo

Il processo di fermentazione acetolo-butanolo-etanolo (ABE) è stato sviluppato per la prima volta nel Regno Unito durante la prima guerra mondiale. È stata una delle più grandi industrie biologiche del mondo fino agli anni ’60, quando è stata superata dall’industria petrolchimica in rapida espansione.

L’Azienda biotecnologica globale Celtic Renewables, con sede a Edimburgo, in Scozia, ha trovato un modo innovativo per fare della spazzatura una preziosa risorsa, sviluppando un processo per trasformare i rifiuti organici in prodotti chimici e biocarburanti a bassa emissione di carbonio, rendendo l’industria del whisky più sostenibile e aiutando a far crescere l’economia verde scozzese.

Sembra abbastanza semplice, ma alla fine del processo, alle distillerie rimangono grandi quantità di due sottoprodotti: la birra alla spina e la pot ale. La birra è l’orzo residuo rimasto dopo l’estrazione dello zucchero e la pot ale è il brodo rimasto nell’alambicco dopo che l’alcol è stato distillato.

Questi residui vengono prodotti in grandi volumi e il loro smaltimento può essere molto costoso; così l’azienda ha trovato un modo in cui questi materiali biologici possono essere trasformati in qualcosa di valore

31/10/2021

Inserisci un commento

Nessun commento presente

Ultimissime

10 SET 2025

MENO TASSE SU TREDICESIME E STRAORDINARI

Le ipotesi sul tavolo del governo

10 SET 2025

TORNA LA "ROME FUTURE WEEK" DAL 15 AL 21 SETTEMBRE

Roma guarda al futuro

08 SET 2025

MIELE ITALIANO TRA CLIMA ESTREMO E VARROA

Millefiori salva la stagione

05 SET 2025

NUOVE REGOLE UE PER GEL E SMALTI

Esclusi dal Mercato TPO e DMTA, Imprese in Fase di Adeguamento

05 SET 2025

RICERCA, 761 MILIONI DALL’UE PER I TALENTI EMERGENTI

L’Italia brilla per cervelli ma resta indietro come sede dei progetti