Oltre 200 contratti “pirata” firmati da sigle sindacali minori mettono a rischio i diritti di circa 160.000 lavoratori e interessano oltre 21.000 aziende del settore terziario e turismo. A lanciare l’allarme è Confcommercio, che evidenzia come questa pratica generi un vero e proprio dumping contrattuale.
Secondo l’analisi dell’associazione, questi accordi paralleli comportano effetti concreti: una retribuzione annua lorda inferiore di circa 8.000 euro rispetto al contratto collettivo realmente rappresentativo, maggiore flessibilità senza garanzie, e un minor numero di ferie e permessi.
Presso il Cnel sono depositati più di 1.000 accordi nazionali, ma Confcommercio sottolinea che solo una parte è sottoscritta da organizzazioni sindacali effettivamente rappresentative, rendendo difficile per le imprese distinguere tra accordi legittimi e contratti pirata.
La denuncia dell’associazione punta i riflettori su un fenomeno che rischia di erosione dei diritti dei lavoratori e di distorsione della concorrenza tra le aziende, penalizzando chi rispetta i contratti collettivi ufficiali. Confcommercio invita quindi a rafforzare i controlli e la trasparenza nel settore, per garantire tutele più solide ai dipendenti e condizioni di lavoro più eque.
01/10/2025
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