La pasta, l’alimento preferito dagli italiani e da molte famiglie, considerato il cibo ‘salva euro’, quest’anno arriverà a costare circa 800 mln di euro in più, rispetto al 2021.
La drammatica stima è stata denunciata dalla Coldiretti, spiegando che a pesare sui rincari sono l’inflazione, la guerra Ucraina, le speculazioni e le distorsioni all’interno delle filiere. L’aumento dei costi, che secondo l’Istat è pari al 21,6% a settembre, su base annua, andrà ad impoverire maggiormente le famiglie meno abbienti.
Analizzando i dati resi noti dall’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico, l’Associazione dei coltivatori ha evidenziato che, per un chilo di pasta di semola, ci si troverà a pagare, mediamente: “3,26 euro a Bologna, 3,20 euro a Roma, 3,18 euro a Milano, 3,18 euro e 2,48 euro a Palermo”.
Ad incidere sull’impennata dei costi delle aziende, per produrre la ‘regina indiscussa della tavola’ non sono solo i rincari sui costi di produzione, compreso carburanti, energia e concimi, ma anche la siccità della scorsa estate, che ha portato ad un crollo dei raccolti del grano che varia dal 15 al 30%.
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