Tra i vantaggi di acquistare sull’e-commerce, oltre alla possibilità di acquistare in qualunque momento della giornata, paragonare i prezzi dei vari rivenditori e avere una scelta più ampia di ciò che si desidera comperare, è la possibilità di restituire gratuitamente gli articoli che non rispecchiano le aspettative.
Durante la pandemia si è registrato un boom degli acquisti on-line ma, secondo i dati resi noti dalle aziende, parte della merce veniva restituita. Ciò determina una perdita di denaro e di tempo per il rivenditore, oltre che un danno all’ambiente, in quanto, per esempio, un capo d’abbigliamento spesso non viene rimesso in vendita ma finisce negli inceneritori, aumentando le emissioni di CO2.
Per ammortizzare le spese, arrivate a livelli stratosferici per il caro-energia, e limitare gli acquisti pazzi, alcune aziende hanno introdotto una commissione per il reso. La ‘Index’, la società spagnola che possiede numerosi marchi, tra cui Zara, nel Regno Unito, per la restituzione dei propri capi chiede il corrispettivo di 2 sterline. Anche altri colossi hanno deciso di mettere una tassa sul reso, ritenendo che possa fungere da deterrente, tra cui la società giapponese ‘Uniqlo’ e britannica ‘Asos’.
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