Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, anche di terze parti. Cliccando su “Accetta”, proseguendo la navigazione, accedendo ad un’area del sito o selezionando un qualunque suo elemento, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetta

Navigazione contenuti

Contenuti del sito

TELEFONIA MOBILE: STOP TELEMARKETING

Immagine dell'articolo

La tanto attesa ‘riforma del telemarketing’, annunciata a gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri, finalmente è diventata realtà. Da oltre dieci anni, i cittadini che desiderano bloccare le insistenti chiamate sulle linee fisse degli operatori, che propongono la vendita di beni e servizi, possono iscriversi al ‘Registro delle Opposizioni’.
 
Da ieri, 27 luglio, lo stesso servizio è attivo anche per la telefonia mobile, mettendo così fine al ‘telemarketing selvaggio’. I call center non possono più liberamente contattare un numero, nazionale, fisso e cellulare ma devono consultare il nuovo Registro: in caso di violazione, l’azienda rischia una multa pari al 4% del fatturato totale annuo e gli operatori fino a 20 mln di euro.
 
I cittadini per poter iscrivere il proprio numero al ‘Registro Pubblico delle Opposizioni’ hanno a disposizione 4 canali differenti di contatto: numero verde, e-mail, web e raccomandata. Nonostante la riforma limiti un’alta percentuale di chiamate indesiderate, riguarda solo a call center e società specializzate in indagini pubblicitarie ubicati in Italia: quelli all’estero possono continuare a contattare le persone senza incorrere in sanzioni

28/07/2022

Inserisci un commento

Nessun commento presente

Ultimissime

10 SET 2025

MENO TASSE SU TREDICESIME E STRAORDINARI

Le ipotesi sul tavolo del governo

10 SET 2025

TORNA LA "ROME FUTURE WEEK" DAL 15 AL 21 SETTEMBRE

Roma guarda al futuro

08 SET 2025

MIELE ITALIANO TRA CLIMA ESTREMO E VARROA

Millefiori salva la stagione

05 SET 2025

NUOVE REGOLE UE PER GEL E SMALTI

Esclusi dal Mercato TPO e DMTA, Imprese in Fase di Adeguamento

05 SET 2025

RICERCA, 761 MILIONI DALL’UE PER I TALENTI EMERGENTI

L’Italia brilla per cervelli ma resta indietro come sede dei progetti